Il Restauro

Operazioni di restauro

Il restauro della Chiesa rurale dell’Annunziata, nell’ambito dell’Azione 2.2 del PNRR M1.C3 – Tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale, ha perseguito il restauro conservativo del manufatto architettonico e ha riguardato sia il paramento murario esterno che le superfici dipinte ed affrescate interne, mediante operazioni che hanno portato alla reintegrazione dell’immagine dell’edificio e alla restituzione della sua facies originaria.

Paramento murario esterno

L’intervento in argomento ha previsto innanzitutto il restauro del paramento murario esterno della chiesa, costituito da basamento in pietra sbozzata e parte superiore in blocchi squadrati di tufo, e del corpo quadrangolare a fornici addossato al corpo principale. A seguito della valutazione dei saggi preliminari di pulitura, sono stati rimossi i depositi superficiali meno coerenti con pennellesse e spazzole e con l’ausilio di acqua nebulizzata. È stata quindi eseguita la rimozione completa dei depositi maggiormente coerenti e delle patine biologiche mediante applicazione di impacchi localizzati e apposito biocida in due cicli di disinfezione.

Il campanile a vela e le creste murarie dell’edificio, interessati da forme diffuse di erosione, sono stati sottoposti a operazioni di preconsolidamento, mediante nanocalci veicolate previa applicazione di alcool isopropilico, e a operazioni di riempimento e stuccatura eseguite con lo scopo di colmare le porzioni maggiormente erose, di “fissare” i fenomeni di degrado rallentandone la progressione e di permettere l’adesione delle scaglie e delle porzioni lapidee in stato di distacco.

In parallelo, le fessurazioni rilevate sul paramento murario sono state stuccate, mentre i giunti privi di malta di riempimento sono stati ristilati. La tipologia di malta, a base di calce idraulica e polvere di pietra, per l’esecuzione delle suddette stilature e stuccature è stata scelta a seguito della valutazione di campionature, attraverso cui ne è stata definita la composizione, più idonea per granulometria e colorazione rispetto a quella originaria.

Al fine di ridurre l’impatto visivo dovuto alla presenza di porzioni di muratura, più o meno estese, interamente ricoperte da rattoppi cementizi del tutto incongrui (derivanti da precedenti tentativi di consolidare il paramento murario), sono state portate avanti due differenti tipologie di intervento: una volta escluso del tutto il ricorso a operazioni di scuci-cuci e di sostituzione integrale dei conci in pietra, laddove possibile si è proceduto con operazioni mirate alla rimozione superficiale del solo strato incongruo fino a riportare in vista il paramento murario originario.

In altre aree, laddove lo strato superficiale incongruo risultava maggiormente adeso alle superfici lapidee sottostanti, sono invece state eseguite lavorazioni, a livello superficiale, di sola riduzione dell’interferenza visiva (equilibratura cromatica, bocciardatura), allo scopo di rendere la superficie a vista delle suddette porzioni ricostruite quanto più simile a quella dei circostanti conci lapidei non interessati dalle precedenti manomissioni.

Portico

In parallelo, il paramento lapideo del portico a fornici è stato interessato dalle operazioni di stilatura e riempimento delle mancanze materiche più o meno estese, dovute ai forti fenomeni di erosione ed alveolizzazione. I soli conci che, per colorimetria e tipologia, si differenziavano nettamente dal resto del paramento, essendo il risultato di interventi di scuci-cuci e sostituzione eseguiti nel corso del tempo, sono stati “invecchiati” mediante un’operazione meccanica, simile alla bocciardatura, che ha reso la loro superficie più scabra.

Sempre per quanto riguarda il portico a fornici, nel corso dei lavori è stato dato seguito al rinvenimento, avvenuto nel corso dell’indagine stratigrafica preliminare su una porzione del prospetto principale, di un pregevolissimo affresco coperto da strati di pittura a calce bianca e con la parte terminale destra occultata dalla stessa struttura porticata. É stata quindi portata a termine la rimozione degli strati di pittura bianca sovrammessi mediante bisturi e previa applicazione di compresse di cellulosa imbevute con soluzioni di sali inorganici, mentre le porzioni lacunose dell’area affrescata sono state integrate a boiacca.

I nuovi rinvenimenti hanno permesso di avanzare ipotesi in merito alla decodificazione della raffigurazione dell’affresco: potrebbe trattarsi della rappresentazione di un’ulteriore annunciazione, con una figura stante sulla sinistra, che sarebbe riconducibile all’Arcangelo Gabriele, una figura centrale attribuibile a Maria (di cui si intravede il volto, il panneggio e un leggio su cui è poggiato il libro, elemento tipico dell’iconografia dell’annunciazione) e un’ultima figura sulla destra che chiude la scena e funge da appoggio ideale per la cornice di coronamento della rappresentazione.

La presenza dell’affresco sul prospetto principale della chiesa doveva costituire un aspetto davvero peculiare nella configurazione originaria dell’edificio: chiunque, avvicinandosi gradualmente all’edificio, aveva la possibilità di approcciarsi consapevolmente al culto lasciandosi affascinare dall’iconografia presente all’esterno della chiesa (tra l’altro in adiacenza all’ingresso) prima di immergersi nella fitta iconografia di cui vanta l’interno della chiesa.

Paramento esterno

In ultimo, in accordo con la Soprintendenza e a seguito della valutazione di tre differenti campionature, è stata eseguita una leggera velatura, a base di acqua di calce e pigmenti naturali, del paramento murario della chiesa e del portico antistante, con l’intento di uniformare il cromatismo dell’intero paramento e di mitigare l’impatto visivo delle integrazioni e delle trasformazioni subite dall’edificio nel tempo, senza eliminare in alcun modo le tracce della sua storia e della sua evoluzione artistico-architettonica.

Pavimentazione

Al fine di rendere fruibile l’area al di sotto del portico addossato alla chiesa, nell’ottica di poterla utilizzare in futuro come punto di raccolta dei visitatori prima dell’accesso all’interno dell’edificio di culto, è stata completata la pavimentazione dell’area attraverso la posa in opera di un impasto di aggregati di polvere di pietra chiara su cui sono state schematicamente riproposte le geometrie della pezzatura dei conci circostanti. Preliminarmente a questa operazione, sono state rimosse le integrazioni del piano pavimentale incongrue (a base cementizia o ottenute con elementi lapidei inidonei) ed è stato steso un telo in TNT.

La volontà di conservare il carattere rurale del monumento e l’elevato valore paesaggistico dell’area in cui si colloca, obiettivi perseguiti mediante i principi del minimo intervento e della distinguibilità delle integrazioni nel rispetto della materia antica, ha portato alla scelta di non integrare le mancanze di pavimentazione mediante elementi lapidei ma piuttosto attraverso la stesura di un materiale neutro, matericamente differente ma cromaticamente in linea con il resto della pavimentazione.

Interno

Per quanto riguarda i ricchissimi cicli decorativi rilevati all’interno della chiesa, dando seguito alle indagini stratigrafiche e alle operazioni condotte in fase progettuale di osservazione diretta ravvicinata, battitura manuale e “auscultazione” sonora degli intonaci, sono stati eseguiti significativi saggi di pulitura sulle suddette superfici dipinte ed affrescate, atti ad individuare la metodologia più idonea di pulitura delle superfici e di liberazione delle stesse dagli strati incongrui sovrammessi.

La valutazione in corso d’opera delle campionature di pulitura ha permesso di mettere in campo un quadro conoscitivo abbastanza ampio e soddisfacente, sulla base del quale è stato possibile avanzare alcune considerazioni che hanno guidato le operazioni di restauro, anche a seguito dei sopralluoghi congiunti con la Soprintendenza.

In primis, è emersa la presenza, già evidenziata in fase progettuale, di diffuse reintegrazioni pittoriche e ridipinture. Tali reintegrazioni e ridipinture sono state eseguite nel corso del tempo dopo la fortuita scoperta degli affreschi e dei dipinti murali e la conseguente e diffusa operazione di descialbatura degli anni ‘80: le mancanze di intonaco erano state colmate con stuccature per lo più grossolane, mentre le lacune pittoriche erano state integrate per mezzo di stesura di colori a tempera.

Preso atto dello stato dei luoghi, sono stati asportati i depositi incoerenti presenti in superficie per mezzo di sistemi a secco e, laddove ritenuto necessario, è stata applicata una velinatura temporanea con carta giapponese, al fine di consolidare e proteggere la pellicola pittorica durante le operazioni di pulitura e consolidamento. Sono stati poi completamente rimosse le ridipinture e gli strati di protettivi superficiali alterati (alcune delle ridipinture erano, tra l’altro, state eseguite su queste vecchie patine alterate dal tempo, oltre che su uno strato di nerofumo probabilmente derivante dall’accensione delle candele votive) mediante pulitura con acqua, spazzole e spugne e meccanicamente, laddove necessario, mediante bisturi.

A seguito di queste prime operazioni, si è potuto riscontrare che le superfici decorate vantavano di un buono stato di conservazione, oltre che di un buono stato di coesione e adesione fra pellicola pittorica e strato di supporto. A differenza di quanto prospettato in fase progettuale, inoltre, i motivi decorativi originari non si presentavano così lacunosi tanto da renderne difficile l’interpretazione ed il riconoscimento: le scene raffigurate risultavano solo molto “integrate” e, in un certo senso, riprese/rimarcate nei loro tratti essenziali mediante ridipinture a tempera stese anche al di sopra di porzioni già abbastanza riconoscibili oltre che sulle porzioni lacunose, e ciò aveva portato a una importante alterazione della facies originaria dei cicli decorativi. Si è proceduto poi con la rimozione di tutte le stuccature che per composizione e morfologia risultavano inidonee; in parallelo, sono state condotte operazioni localizzate di preconsolidamento di profondità e di fissaggio puntuale dei bordi instabili e in pericolo di caduta.

Gli strati sottili di scialbi, incrostazioni, ridipinture e altre patine ancora aderenti alla pellicola pittorica sono stati rimossi meccanicamente con bisturi, previa applicazione di compresse di cellulosa imbevute con soluzioni di sali inorganici (carbonato di ammonio). Sono quindi state eseguite le operazioni di riempimento e stuccatura di profondità. Fessurazioni, fratturazioni e cadute degli strati d’intonaco sono state stuccate con malta, idonea per colorazione e granulometria a quella originaria.

Dando seguito alla necessità di ottemperare da un lato all’intenzione di garantire unità di lettura alle raffigurazioni e dall’altro alla volontà di non realizzare in alcun modo falsi storici, le lacune di grandi dimensioni delle parti affrescate e dipinte sono state colmate con stuccature ad intonachino a base calce. La stessa finitura è stata stesa su tutte le altre superfici perimetrali dell’interno della chiesa, laddove non ci sono affreschi e dipinti, specie nelle aree che vanno dal piano di calpestio fino ad un’altezza di circa 1,50m e lungo le superfici di nicchie e inspessimenti murari.

In ultimo, valutati a seguito delle operazioni di pulitura il reale stato di conservazione e l’effettiva consistenza dei cicli pittorico-decorativi conservati all’interno dell’edificio rurale, si è concordato di procedere con la reintegrazione pittorica degli affreschi secondo i canoni del minimo intervento del restauro, andando cioè a riprendere solo le linee essenziali delle iconografie e dei motivi decorativi; tale scelta è derivata dalla volontà di garantire unitarietà di lettura alle raffigurazioni senza in alcun modo alterare o trasformare cromaticamente e stilisticamente i cicli decorativi.

La superficie della volta a botte, la parte superiore della controfacciata e le superfici adiacenti a quelle dipinte e affrescate, sono state descialbate meccanicamente mediante martellini e piccoli scalpelli; le fessurazioni e lesioni sono state stuccate. In ultimo, sulle suddette superfici descialbate è stata eseguita a pennello una velatura a base di grassello di calce e pigmenti naturali.

In controfacciata, a seguito della rimozione dello scialbo, è emersa una porzione realizzata con intonaco di paglia, tecnica costruttiva peculiare; per questo motivo, considerata la particolarità del rinvenimento, si è optato per lasciare a vista la suddetta superficie prevedendone il solo consolidamento. In ultimo, gli elementi lapidei dell’altare in pietra posto sul lato destro dell’aula liturgica sono stati stilati e velati.

Chiesa Rurale dell’Annunziata

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